domenica 18 settembre 2011

Il Picco della Ricerca





Di Ugo Bardi

Traduzione da Cassandra's legacy a cura di Massimiliano Rupalti



La vita è stata davvero dura per gli scienziati durante gli ultimi anni. La vita di uno scienziato attivo era già una gara in cui dovevi correre in cerchio, cercando di intercettare contributi che ti potevano aiutare a pagare gli studenti e i dottorandi cosicché loro potessero aiutarti a scrivere più documenti che poi sarebbero stati usati per supportare proposte che avrebbero fornito contributi che ti avrebbero aiutato a pagare gli studenti....

E' sempre stato così, ma negli ultimi anni è diventato un inferno. Sempre più burocrazia, controlli stretti, linee guida da seguire, tempi da rispettare e sempre meno soldi. E, naturalmente, ogni tentativo di fare qualcosa di creativo e leggermente fuori dagli schemi conosciuti, sembra diventare impossibile da finanziare.

Penso che la situazione sia come quella che si riscontra ovunque in Europa e negli Usa, almeno da quello che sento dire dai miei colleghi: budget ridotti, più lavoro cartaceo e la sensazione di star correndo la corsa del topo che cerca di non affogare. Non sono riuscito a trovare dati sulla situazione mondiale, ma questi dati sugli Stati Uniti suggeriscono che potremmo aver raggiunto il culmine delle risorse disponibili per la ricerca scientifica o, almeno, siamo in una situazione di plateau. (Fonte: Task Force in American Innovation)


Ma il problema delle risorse potrebbe non essere il più importante. Ciò che percepisco è, piuttosto, una qualità in declino nella ricerca che viene fatta. Potrei sbagliarmi, poiché è difficile quantificare un'entità come la “qualità della ricerca”. Però, la mia impressione è che stia diventando sempre più difficile fare ricerca in modo originale ed innovativo all'interno di un sistema che fornisce risorse solo per i ricercatori che si sottomettono ad una serie severi vincoli. Non molto tempo fa, stavo ascoltando una conferenza di un relatore ben intenzionato che tentava di insegnare a giovani scienziati come impegnarsi ad ottenere contributi per la ricerca. Non so cosa ne pensassero i giovani scienziati. La mia impressione era che il relatore poteva star descrivendo i rituali di un culto esoterico dedicato all'adorazione del Dio Quetzalcoatl; i sacrifici umani non erano richiesti, ma quasi.

Non fraintendetemi: non sto dicendo che non mi piace più fare ricerca. Adoro fare ricerca e l'ho sognato dal tempo in cui ho letto il mio primo romanzo di fantascienza. Credo che avessi circa sei anni. E non sto dicendo che la scienza non stia progredendo più. Assolutamente no. Sono sorpreso dai progressi fatti in molti campi, per esempio nelle scienze climatiche. E questo viene fatto nonostante gli scienziati del clima vengano minacciati, molestati ed insultati per ciò che stanno facendo.

Quello che voglio dire è che lo stato delle ricerche scientifiche nel mondo sembra essere un bell'esempio dell'interpretazione di Tainter del diminuire della complessità di ritorno. Tainter aveva ideato il suo modello per spiegare il collasso delle civiltà (aveva in mente principalmente l'Impero Romano). La sua idea è che quando le civiltà fronteggiano una diminuzione di risorse, reagiscono costruendo strutture sempre più complesse per affrontare il problema. Ma c'è una diminuzione della complessità di ritorno e queste strutture divengono fardelli piuttosto che soluzioni ed aiutano a far crollare l'intero sistema (una mia analisi sul modello di Tainter si può trovare qui).


Il modello di Tainter ha una certa qualità “frattale”, ciò significa che si applica ai sottosistemi semplicemente allo stesso modo che ai sistemi generali. Se considerate l'Impero Romano, noterete come tutti i suoi sotto-settori erano in declino contemporaneamente. Siete in grado di citare un poeta Romano dopo Virgilio? Probabilmente no. Non che non ci fossero stati altri poeti dopo Virgilio, ma la letteratura Romana declinava col declinare dell'Impero e troviamo poco o nessun interesse nei poemi raffinati ma poco profondi, come quelli scritti da Claudiano durante il quinto secolo dopo Cristo.

Qualcosa di simile sembra stia accadendo nel nostro tempo con la ricerca scientifica (e probabilmente anche con la letteratura). Sembra che, per far fronte una ad una disponibilità di risorse in diminuzione, le strutture che gestiscono la ricerca scientifica cerchino di compensare costruendo un nuovo livello di burocrazia finalizzato ad “ottimizzare” la ricerca, proprio come stanno cercando di ottimizzare l'insegnamento. Ciò significa che, quando ottieni un contributo per la ricerca, devi dire ogni dettaglio su cosa fai, come, per quanto tempo e che ogni strappo alla regola dev'essere giustificato. Sembra che il reale concetto di “ricerca”, inteso come cercare qualcosa di nuovo, non sia più consentito in queste regole. Non puoi essere finanziato a meno che tu non sappia già ciò che troverai.

Questa è la ricetta perfetta per quella “eccellente mediocrità” che è la rovina della ricerca scientifica. Era già un problema con il fenomeno noto come “pubblica o muori”, ma con la burocratizzazione della ricerca è diventato molto peggio. Potrei darvi una serie di esempi divertenti (o tragici) presi dalla mia stessa esperienza, ma non ne vale la pena. Mi sembra solo che il sistema stia diventando allergico alle innovazioni; è come se “ricerca” sia diventato un ossimoro in se stessa. 

Il punto è, potremmo fare qualcosa a riguardo? Non fraintendetemi, non sto dicendo che gli scienziati debbano essere come il Dr. Zarkov nel primo episodio di “Flash Gordon”, dove costruisce una astronave interplanetaria in cantina. La scienza è un'impresa collettiva che richiede coordinamento, pianificazione ed un certo grado di controllo. Ma com'è possibile trasformare la ricerca in qualcosa che possa cambiare il mondo realmente? Qualcosa che ci possa aiutare ad ottenere la sostenibilità e fermare la distruzione dell'ecosistema?

Questo è difficile, naturalmente. La burocrazia è uno strumento per mantenere il mondo com'è, non per cambiarlo. Quindi, in perfetto stile Tainter, il sistema lavora sodo per evitare le innovazioni, non per promuoverle. E' quasi impossibile essere finanziati per studiare l'esaurimento delle risorse; ciò metterebbe in luce problemi che richiederebbero cambiamenti, e questo è un tabù. E' ancora possibile, invece, ottenere contributi per la ricerca nella misura in cui non ci siano rischi che metta in dubbio lo status quo. L'idrogeno come combustibile è un ottimo esempio. E' hi-tech, alla moda, sofisticato, popolare, ecologico e non funziona. Quest'ultima caratteristica assicura che il suo sviluppo non porterà cambiamenti di nessun genere. Assolutamente perfetto per i burocrati che gestiscono il sistema dei contributi alla ricerca.

Pensando a questo, mi sento come il centurione della storia di Kipling, quello che ha dedicato la sua intera vita a difendere il muro di Adriano nell'Inghilterra del nord. I Romani, non sono riusciti a riformare il loro Impero per sopravvivere al declino; sono caduti nella trappola della diminuzione della complessità di ritorno descritta da Tainter. E se i Romani hanno fallito nel riformare il loro Impero, chi siamo noi per pensare di riformare la ricerca? La legge di Tainter è crudele.

Ma se l'idea è di fare ricerca più creativamente, dovremmo pensare creativamente. Circa i problemi dell'Impero romano, ho detto che c'era una sola soluzione e si chiamava “Medioevo”. L'unico modo di salvare l'Impero, inteso come la sua cultura, arte, leggi e tutto ciò che va sotto il nome di “civiltà”, era di spezzarlo. In un certo senso, la soluzione per salvare l'Impero era quella di ucciderlo. Come dice il maestro Zen, “se incontri il Buddha per strada, uccidilo!”

Possiamo pensare a qualcosa di altrettanto drastico per la ricerca? Sì, ciò significherebbe lasciare il mondo angusto dei contributi alla ricerca e trovare nuovi modi per fare una ricerca migliore, più indipendente, più creativa. Andando, in un certo senso, verso un equivalente “Medioevo” inteso come una rottura della vecchia e avara struttura. E, pensateci un attimo, forse ci sono già esempi di questo approccio. Pensate a wikipedia. Non è stata creata da burocrati, è una libera condivisione di informazioni fatta da persone che lavorano gratis. Pensate al “software libero ed open source”, che ha generato il sistema operativo Ubuntu sul quale sto scrivendo questo post. Probabilmente ci sono altri esempi di buon lavoro che può essere fatto non a pagamento. Si dice, dopo tutto, che ”le cose fatte illegalmente sono fatte più efficientemente”.

Ciò non significa che sia illegale fare ricerca scientifica senza che te lo chieda un burocrate, almeno non ancora. Ma penso che alcuni dei migliori lavori scientifici che ho fatto nella mia vita (o forse i meno peggio) li ho fatti fuori dai confini del sistema dei contributi. Un paio di esempi sono i documenti sull'esaurimento delle risorse che io ed i miei colleghi abbiamo recentemente pubblicato (qui e qui). Tutto fatto strettamente a zero budget, ma che importa? La ricerca scientifica riguarda la condivisione, dopo tutto. Penso che dovremmo almeno provare questo approccio.

Col graduale collasso dell'Impero romano, i poeti Romani come Claudio potevano scrivere solo elaborate e vuote lodi a coloro che li pagavano. Ma non era la fine della poesia in Europa. Più o meno nello stesso periodo, le grandi saghe di re Artù o di Sigfrido venivano scritte al di fuori dei confini dell'Impero da poeti sconosciuti che non sapevano nulla delle elaborate regole della poesia latina. La loro energia creativa è stata talmente grande che le loro storie sono state raccontate per millenni dopo di loro e sono ancora conosciute oggi. Quindi, l'energia creativa può sopravvivere ai tempi di declino, e questo, forse, è vero anche per la ricerca scientifica nel nostro tempo.